Il mistero del Polittico di Altidona
Il mistero del Polittico di Altidona
Nella Chiesa dedicata ai santi Maria e Ciriaco di Altidona, in provincia di Fermo, è conservato un polittico di straordinario valore artistico che per molto tempo è rimasto avvolto nel mistero e protagonista di diverse interpretazioni sulla paternità.
Il polittico è composto da cinque pannelli divisi da sottili colonnine tortili.
Nel pannello centrale troviamo la Madonna seduta su un trono gotico, nei due pannelli di sinistra sono ritratti Santa Caterina di Alessandria e San Flaviano. A destra San Ciriaco diacono e Sant’Antonio Abate.
Questa identificazione non è del tutto condivisa dagli storici dell’arte, soprattutto il San Ciriaco che in realtà sarebbe da identificare con Santo Stefano.
Sono tutte figure dipinte in spazi ristretti, leggermente allungate e rigide, tipiche del periodo tardogotico, eppure il prezioso gioco cromatico dell’intera composizione, la sua perfetta armonia, ne regalano un effetto di raffinata eleganza.
Fino al 1926 questo polittico era esposto nella piccola chiesa romanica di Santa Maria de’ Manu di Altidona, poi fu trasferita nella centrale chiesa parrocchiale di Santa Maria e San Ciriaco e di nuovo spostata per essere sottoposta a vari restauri iniziati nel 1938 prima ad Urbino e poi a Firenze presso il laboratorio di Palazzo Pitti.
Dopo quasi 14 anni ritornò ad Altidona, e gli studi compiuti ne individuarono la paternità in Piero di Domenico da Montepulciano, pittore senese molto attivo nella Marca del Quattrocento.
Negli anni Settanta del Novecento, una serie di confronti ed esami più approfonditi ne hanno svelato la vera paternità: il veneziano Cristoforo Cortese, uno dei più importanti miniatori del primo Quattrocento, un maestro nell’illustrazione di libri tra Tardogotico e Rinascimento; colui che ha rinnovato il linguaggio figurativo che porterà alla fioritura dell’arte della seconda metà del Quattrocento. Il Cortese, che ancora oggi è protagonista di tanti studi, era fin a quel momento un miniatore veneziano che mai si era cimentato nella pittura.
Nato a Venezia forse attorno al 1399 e morto prima del 1445, lavora spesso anche tra Bologna e Padova, ma la sua firma come “miniator” appare per la prima volta nella Mariegola, che erauna sorta di statuto/regolamento, della Scuola di Santa Caterina dei Sacchi, ora custodito al Museo Correr di Venezia (https://correr.visitmuve.it/), e nella Mariegola della Scuola di Santa Maria della Misericordia e San Francesco ai Frari di Venezia oggi custodito alla Fondazione Cini (https://www.cini.it/). Un’altra Mariegola miniataé quella della Scuola dei Milanesi a Venezia ora al Museo Civico Amedeo Lia di La Spezia (http://museolia.museilaspezia.it/).
Ancora oggi oggetto di scoperte e studi, il Cortese sembra aver miniato anche alcuni superbi codici come i Funerali di San Francesco della collezione Wildenstein di Parigi, il Martirio di San Sebastiano e San Zaccaria alla Biblioteca Classense Ravenna, la Crocifissione al Museo Civico di Prato, il Libro della Passione custodito al Germanisches Museum di Norimberga, e la Vita Christi di Ludolfo di Sassonia.
Numerosi codici miniati sono presenti in molte biblioteche italiane e straniere come la Biblioteca Comunale Teresiana di Mantova, la Biblioteca Hortis di Trieste, la Biblioteca Apostolica Vaticana, la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, la Bodleian Library di Oxford, la British Library di Londra.
Se tutti gli studiosi lo hanno sempre ritenuto uno dei più importanti miniatori dell’epoca, il Polittico di Altidona, realizzato tra il 1439 – 1441, ne ha svelato anche la sua carriera come pittore solo nel 1973 grazie alle ricerche del professor Fabio Bisogni che comparando, stile, immagini e documenti ha finalmente svelato la vera paternità del Polittico.
Nella Biblioteca del Seminario di Padova è conservato il Registrum omnium possessionum del 1391 proveniente dal Convento di Santa Maria a Murano che propone decorazioni del Cortese. A queste sono state comparate le miniature conservate a Treviso e la Mariegola del Museo Correr che hanno decretato l’evidente legame di stile con il Polittico di Altidona.
Di sicura attribuzione al Cortese pittore è anche il dipinto che ritrae la Madonna con il Bambino nella Chiesa di San Silvestro a Venezia, mentre sul dittico del Museum of Fine Arts di Boston rimane ancora qualche incertezza sull’attribuzione.
In ultimo segnaliamo che uno dei codici miniati del Cortese è consultabile online; si tratta del Vita Christi di Ludolfo di Sassonia (conosciuto anche con il titolo di Speculum vitae Christi) che fu commissionato dal marchese di Mantova Gian Francesco Gonzaga, trascritto da Michele Salvatico e decorato proprio da Cristoforo Cortese. Questa edizione è conservata nell’archivio della Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna ed è possibile sfogliarla online al linK: http://badigit.comune.bologna.it/books/ludolfo/index.html
Foto: DIego Pizi
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