Il misterioso anellone a nodi dei Piceni
Nel mastio della Fortezza di Acquaviva Picena è conservato un piccolo museo che raccoglie i reperti piceni rinvenuti nella necropoli di San Francesco situata sulla collina opposta al paese e oggi sede dell’antico monastero francescano e del vicino cimitero.
Sono tutti ritrovamenti provenienti dalle tombe di questo antico popolo dell’Italia centrale che abitava le Marche fino alla zona Nord dell’Abruzzo.
Ancora misteriosi e forieri di interrogativi, i Piceni costruiscono la storia marchigiana dall’ IX a.C. fino al I secolo d.C. con una lunga evoluzione che li trasforma, da semplici allevatori e contadini, a commercianti con il mondo greco e ottimi guerrieri fino all’inevitabile dileguarsi dentro l’Impero Romano.
Tra i pezzi esposti nella Fortezza ci sono alcuni tipi di poculum, una tazza miniaturizzata, una brocchetta, una fibula a pendaglio, un nucleo d’ambra e l’oggetto più affascinante e discusso: un massiccio anellone a nodi di bronzo del diametro di 12,5 cm che pesa 461 grammi.
È un oggetto che è diventato un vero emblema grafico dei Piceni ed è legato esclusivamente alle sepolture delle donne di solito inumate con ricchissimi corredi. Questi anelloni possono essere di varie grandezze: a sei o quattro nodi di forma romboidale, come quello esposto ad Acquaviva Picena, oppure a sei o quattro nodi a perla rotonda.
Gli anelloni sono stati ritrovati soprattutto a sud del territorio piceno, posti accanto alla mano destra o sopra il grembo delle defunte a sottolineare la maternità della donna. La capacità genitrice è stata spesso associata a oggetti di forma circolare, e molti hanno interpretato questo oggetto come omaggio alla dea Cupra, anche questa divinità femminile della fertilità.
Esami di laboratorio su un anello rinvenuto a Colli del Tronto posto sopra il ventre della defunta, ha rivelato la presenza di una striscia di cuoio che lo univa al corpo della donna come una cintura di cui l’anellone fungeva da fibula.
Se questa è oggi la tesi più accreditata, nel corso dei secoli, archeologi e studiosi, hanno interpretato questi cerchi di bronzo in modi assai diversi, se non addirittura contrastanti, senza mai trovare una precisa risposta.
Alcuni lo hanno identificato come moneta per gli scambi commerciali con un valore dato dal peso e dalla grandezza, assimilandola all’asse di Hatria, la più antica moneta italica di cui si ha testimonianza.
Alcune raffigurazioni su vasi attici lo hanno additato come strumento musicale, ma anche come corona o attrezzo ginnico secondo il ritratto di atleta alle Terme di Caracalla che tiene in mano un anello apparentemente simile, ma non uguale, a quello piceno.
È stato anche identificato come un semplice utensile per la tessitura o allegoria del sole e da quest’ultima ipotesi si sono dipanate teorie che descrivono nell’anellone come rappresentazione astrale con i pianeti raffigurati dai nodi lungo un’orbita al cui centro c’è la terra.
Il significato di questi anelli rimane ancora irrisolto e con loro aumenta il fascino del popolo piceno ancora misterioso e intrigante, ma con lasciti di incredibile valore alcuni dei quali, come varie iscrizioni su pietra, aspettano ancora di essere decifrati.
Per conoscerli e apprezzarne le straordinarie testimonianze vi consigliamo una visita al Museo Archeologico Nazionale delle Marche di Ancona (https://www.beniculturali.it/mibac/opencms/MiBAC/sito-MiBAC/Luogo/MibacUnif/Luoghi-della-Cultura/visualizza_asset.html?id=150247) e nei vicini Antiquarium Statale di Numana e il parco archeologico I Pini di Sirolo con le enormi tombe circolari.
I tanti rinvenimenti sono custoditi nei musei e parchi archeologici di Pesaro, anche con la Necropoli di Novilara tra le più ricche e importanti, e poi ad Arcevia, Ascoli Piceno, Fabriano, Matelica, Torre di Palme, Belmonte Piceno, Fermo, Cupra Marittima e molte altre piccole raccolte dislocate in tutta la regione. Per info sui musei archeologici e statali delle marche: https://www.regione.marche.it/Regione-Utile/Cultura/Ricerca-Musei