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Mario Dondero, Le Foto Ritrovate. La mostra in Virtual Tour

80 foto, molte inedite quelle esposte al Terminal Mario Dondero della Fototeca Provinciale di Fermo.

La mostra, inaugurata nel dicembre del 2019, è stata organizzata dal Comune di Fermo in collaborazione con Regione Marche, Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Umbria e delle Marche, con la curatela di Laura Strappa, Pacifico D’Ercoli presidente dell’Associazione Altidona Belvedere e direttore della Fototeca Provincia di Fermo, Fernando Felicetti, Andrea Del Zozzo, Diego Pizi e della preziosa collaborazione di Nunzio Giustozzi.

Il lockdown ha purtroppo costretto alla chiusura anticipata questa esposizione unica che oggi è visitabile grazie ad un Virtual Tour di rara bellezza: non solo un giro per le sale espositive della Fototeca, ma la possibilità di scegliere ed indugiare sui particolari delle foto di Dondero grazie all’alta risoluzione con cui sono state scansionate.

L’emozione, seppur data dal virtuale, rimane intatta e permette di visitare una mostra sempre aperta che racconta i luoghi di Dondero, Africa, Cuba, Irlanda e la sua Fermo alle quali si aggiungono le sezioni dedicate agli artisti, al teatro in Italia e Francia, alla scuola e alle persone che popolano la borsa valori.

Un’ ultima, insolita sezione, propone ritratti di personaggi fermani con foto a colori, insolite per la fotografia di Dondero che predilige il bianco e nero per raccontare la storia quotidiana attraverso una straordinaria sensibilità di reporter e di uomo che ha vissuto sulla propria pelle le emozioni e i contrasti dei grandi cambiamenti storici ed entrando in empatia con i personaggi che ritrae.

 

Mario Dondero

MARIO DONDERO – nota biografica a cura del Comune di Fermo
Milano, 6 maggio 1928 – Petritoli (FM), 13 dicembre 2015

Nato il 6 maggio 1928 a Milano, ma di origine genovese, è stato fotogiornalista di professione e ha lavorato a lungo per la stampa. Ancora adolescente, ha partecipato durante la guerra alla Resistenza nel Nord Italia. Dopo la guerra, si è orientato verso un giornalismo a carattere sociale, diventando uno dei protagonisti di quell’età dell’oro del fotogiornalismo italiano in cui i giovani usciti dalla guerra scoprivano la fotografia come indagine della realtà e strumento di democrazia, dopo la retorica e la propaganda del regime fascista. Ha collaborato con quotidiani come “l’Unità” e “Avanti!” e con la rivista “Le Ore”, che aveva lanciato lo slogan “una fotografia vale mille parole”. Dondero faceva allora parte del gruppo detto dei “Giamaicani” a Milano, dal nome del Bar Giamaica, luogo d’incontro di artisti e intellettuali.
Nel 1954 si è trasferito a Parigi dove ha continuato a collaborare sia con la stampa italiana (particolarmente “L’Espresso” ed “Epoca”) sia con quella francese (“Le Monde”, “Le Nouvel Observateur”). Si deve alla frequentazione degli ambienti intellettuali parigini la celebre fotografia degli scrittori del “Nouveau Roman” che riunisce Alain Robbe-Grillet, Claude Simon, Claude Mauriac, Jérôme Lindon, Robert Pinget, Samuel Beckett, Nathalie Sarraute e Claude Ollier, fotografia che, secondo Alain Robbe-Grillet, ha cristallizzato l’apparizione del movimento battezzato “Nouveau Roman”.
Quest’epoca ha segnato anche gli inizi di una fruttuosa collaborazione con la giovanissima rivista “Jeune Afrique” e con altre riviste dedicate a problematiche africane, collaborazione che darà a Mario Dondero l’opportunità di conoscere profondamente quel continente.
Nel 1960 è andato a Londra e vi ha trascorso alcuni mesi, realizzando vari reportage sulla vita inglese e irlandese. Nel 1961 si è stabilito a Roma, dove ha seguito la vita politica e culturale italiana e straniera, con frequenti viaggi in Africa e nei paesi arabi. Ha vissuto a Roma fino al 1968. Tornato a Parigi, vi è rimasto fino al 1998.
Ha continuato a viaggiare in Africa e in altre zone del mondo: America Latina, Cuba, URSS e, successivamente, in Canada nel 2000, in Afghanistan nel 2004 con l’associazione umanitaria Emergency con cui ha spesso collaborato, e in Russia nel 2006.

Dondero ha ritratto numerosi scrittori, artisti, attori e intellettuali, tra i quali Francis Bacon, Alberto Giacometti, Cy Twombly, Giorgio de Chirico, Giuseppe Ungaretti, Maria Callas, Yves Montand, Serge Gainsbourg, Orson Welles, Federico Fellini, Michelangelo Antonioni, Luchino Visconti, Pier Paolo Pasolini, Vittorio Gassman, Roman Polański, Dario Fo, Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Pablo Neruda, Gabriel García Márquez, Eugène Ionesco e di molti è diventato amico.
Impegnato nella politica contemporanea, ha fotografato numerosi personaggi pubblici tra i quali Fidel Castro, Deng Xiaoping, Ronald Reagan, Nikita Kruscev, Michail Gorbaciov, Willy Brandt, Nelson Mandela, Angela Davis, François Mitterand, Enrico Berlinguer e moltissimi altri.
Dal 1998 si è trasferito nelle Marche, a Fermo, e da qui ha continuamente viaggiato per realizzare i suoi servizi, collaborando particolarmente con il quotidiano “La Repubblica” e con “Il Manifesto”. Numerose esposizioni gli sono state dedicate in Italia e all’estero, dalla prima a Sant’Elpidio a Mare, nel Laboratorio di Cultura e Ricerca Fotografica “Luigi Crocenzi”, nel 1986, a Milano, Napoli, Lucca, Palau, Parigi, Losone, Genova, Locarno, Roma, Brescia, Reggio Emilia, Bologna, Ascoli Piceno, Bergamo e in molte altre città.
È morto a Petritoli il 13 dicembre 2015.
Dopo la sua morte, gli sono state dedicate mostre, libri e articoli, che continuano ad apparire e a moltiplicarsi. La Fototeca Provinciale di Fermo custodisce dal 2015 il suo immenso archivio.