Il mondo nascosto delle Cisterne Romane di Fermo
Il mondo nascosto delle Cisterne Romane di Fermo
Conosciamo bene l’estrema abilità con cui i Romani costruivano eccelse opere di ingegneria idraulica, ma alcuni “congegni” non smettono mai di meravigliare soprattutto se sono nascosti nelle viscere della terra e rappresentano un vero mondo sotterraneo tutto da scoprire.
Il grande complesso idraulico, celato dalle abitazioni del centro storico di Fermo, è uno dei più grandi d’Italia e si snoda su 2200 metri quadrati.
Costruite in epoca Augustea, tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C. , le Cisterne, dette anche piscine epuratorie o limarie, fanno parte di un profondo ammodernamento della romana Firmum Picenum dove, dal 41 a.C., si stabilirono molti soldati veterani di Ottaviano Augusto che si impegnarono nel rinnovare il centro urbano facendone una delle capitali più importanti dell’Italia centrale.
La capillare opera di ammodernamento dell’epoca cambiò l’aspetto della città attorno alla quale fu eretta una nuova cinta muraria , un nuovo assetto urbanistico, un teatro e, ovviamente, anche le cisterne che dovevano immagazzinare l’acqua piovana e distribuirla a tutte le zone dell’abitato fino al porto distante ben 7 chilometri dall’abitato.
Una fitta rete di condotti sotterranei, tubature, pozzi, fontane e cisterne ipogee, ordinate a diversi livelli, garantivano il perfetto approvvigionamento idrico. Oggi è di nuovo possibile visitare e conoscere le Grandi Cisterne poste all’incirca sotto il Palazzo Comunale dove si estendono con un perimetro rettangolare di circa 65 x 30 metri e alternano 30 stanze su tre file parallele.
Ciascuna camera misura 9 x 6 metri con copertura di 6 metri a botte. Le camere sono collegate tra loro con archi a tutto sesto mentre il pavimento ha una pendenza costante dell’1% per assecondare il deflusso dell’acqua che penetra dai cunicoli e dai pozzi.
La fitta maglia di condotti idrici che abbraccia tutta la città è stata fedelmente ricostruita nello studio realizzato in collaborazione con il CAI, l’ArcheoClub e l’Architetto Fabio Pasquarè. La ricostruzione mostra il posizionamento dei canali idrici sull’attuale città.
L’intero compresso è realizzato in mattoni e segue le indicazioni impartite da Vitruvio: le mura di perimetro sono realizzate con opus caementicium, un impasto di cocci di pietra, laterizio e malta, le pareti interne in opus testaceum cioè i classici mattoni di argilla che danno il colore rossastro agli ambienti. Le pareti delle cisterne presentano un rivestimento alto 70 centimetri di opus signinum o cocciopesto, cioè quella speciale malta, molto fine e resistente, composta da piccoli frammenti di mattone amalgamati con calce per assicurare la totale impermeabilizzazione delle sale, lo stesso impasto usato per le terme o come base per la composizione dei mosaici.
Nel corso dei secoli le grotte sono state utilizzate con diverse finalità: sappiamo che tra il Cinquecento e l’Ottocento alcune sale divennero carceri, anche se la maggior parte di queste vennero utilizzate come cantine dagli abitanti dei palazzi soprastanti. Durante la Seconda Guerra Mondiale accolsero gli sfollati proteggendoli dai bombardamenti nemici, ma in realtà fino agli anni Ottanta del Novecento rimasero ben funzionanti per il rifornimento di acqua garantendo la massima efficienza per più di 2000 anni.
Bibliografia:
M. Spagnoli, Fermo nascosta e segreta: “Viaggio nella città sotterranea” , Italia Nostra
M. Spagnoli, A. Monelli, Pozzi e cunicoli romani e medioevali di Firmum Picenum, Andrea Livi Editore
Virtual Tour
in collaborazione con Diego Pizi e l’architetto Fabio Pasquarè
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