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Altidona

ALTIDONA

Un giro virtuale in uno dei castelli più panoramici e ben conservati dell’entroterra fermano che affonda le sue radici in epoca picena e condivide le sorti dell’impero romano fino al suo disgregarsi. È nata dall’unione di più castelli dislocati nelle colline prossime alla foce dell’Aso e il primo di cui si ha notizia è quello di San Biagio in Barbolano che nel 1032 fu donato dalla badessa Raimenga ai monaci di Montecassino e poi dell’abbazia di Farfa fino al Duecento quando fu costruito un nuovo castello in cui fu trasferita la chiesa di Santa Maria e Ciriaco.

Altidona si adagia lungo il crinale della collina e presenta un piccolo centro storico, curato e ospitale, circondato da mura e intessuto da vicoli che si aprono su piazze e piccoli terrazzi panoramici. Al centro, quasi a divederlo perfettamente a metà, la robusta torre medievale d’avvistamento chiamata Belvedere e il nome dice già tutto: vista mozzafiato dagli Appennini all’Adriatico sulla spiaggia di Marina di Altidona che dagli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento è diventata ambita meta per il turismo balneare. Da quest’anno Marina di Altidona si fregia della Bandiera Blu ed accoglie i turisti tra i lidi e il grande Parco dei Due Ponti attrezzato con giochi per bambini e attraversato da piste ciclabili che portano fino al Lago Azzurro.
Nella piazza principale, o meglio nel Largo Municipale, si entra oltrepassando una porta aperta ai piedi del campanile della chiesa dedicata ai santi Maria e Ciriaco che conserva il Polittico del veneziano Cristoforo Cortese (1390 circa) e la tela di Vincenzo Pagani (1490 circa – 1568) con la Vergine in gloria col Bambino. Oltre a queste due opere, la chiesa, ampliata nel Settecento come mostrano le forme neoclassiche, è una sorta di contenitore di opere d’arte provenienti da chiese rurali distrutte o dismesse come la tela del Seicento con la Madonna di Loreto con i Santi Nicola da Tolentino, Francesco da Paola, Filippo Neri, Antonio da Padova e il Beato Antonio Grassi, attribuita alla bottega di Natale Ricci (1677–1754), l’Annunciazione del 1720 firmata dal fratello Ubaldo Ricci (1669-1732), una croce argento sbalzato del XV secolo, e la pregevole una scultura di legno policromo della Madonna della Misericordia del Cinquecento.
Nella piccola piazza Carducci vi è una singolare bottega che dal 2008 riporta sensazioni di un tempo antico: Ginevra, la bottega dei Mosaici, un laboratorio artistico di pittura, mosaici e decorazione di ceramica che declina queste arti decorative in tutte le sue forme, anche su commissione, grazie alla sapienza di Angelita Angelini detta Angie.

Altidona è sede della Fototeca Provinciale di Fermo gestita dall’Associazione Culturale Altidona Belvedere che ha lo scopo di conservare, catalogare e digitalizzare tutto il patrimonio fotografico del territorio. Ha una ricca collezione che vede 400.000 fotografie e 300.000 diapositive con 19 fondi catalografici. Grande amico di questa associazione è stato Mario Dondero uno dei più grandi fotoreporter del Novecento che proprio nel fermano ha trascorso i suoi ultimi anni di vita e ha voluto lasciare ai suoi più cari amici tutto il suo immenso archivio che racconta più di sessanta anni di storia italiana e internazionale. Riconosciuto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali come un “archivio di interesse nazionale” è già stato parzialmente digitalizzato e reso fruibile con numerose mostre e pubblicazioni come quella di Roma nel 2014 alle Terme di Diocleziano e a Bergamo nel 2017 con i rispettivi cataloghi editi da Electa e Silvana editore. Le mostre e la continua ricerca sono aperte anche a giovani fotografi con i quali non ci si limita all’esposizione ma ad un costante dialogo con il pubblico fatto di incontri, corsi e concorsi che valicano i confini nazionali e rendono Altidona e Fermo tra le capitali della fotografia mondiale.
Visita la mostraMario Dondero, Le Foto Ritrovate

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